Il regista Quentin Tarantino svela il suo film horror preferito. E’ un sequel la risposta è davvero inaspettata. Tutti i film del maestro Alfred Hitchcock sono senza dubbio considerati dei grandi classici del cinema mondiale. Tuttavia, uno di essi si distingue non solo per la sua qualità artistica ma soprattutto per il suo incredibile successo commerciale: si tratta di Psycho. Questo film iconico, tratto dall’omonimo romanzo del 1959 scritto da Robert Bloch, ha ispirato e continua a ispirare un’infinità di opere, tra cui sequel, spin-off e addirittura una serie televisiva. Ma c’è un aspetto che spesso genera dibattiti: l’originale è così perfetto che i fan tendono a considerare qualsiasi sua riproposizione come piuttosto “intoccabile”. Eppure, in una recente dichiarazione, il regista Quentin Tarantino ha provocato gli appassionati affermando che il sequel, Psycho II, è addirittura superiore al film del 1960.
Quentin Tarantino, noto per i suoi film innovativi e le sue opinioni controcorrente, ha recentemente fatto scalpore durante un episodio del podcast History of Horror. Qui, ha affermato che, negli anni ’80, Hitchcock era venerato come una sorta di divinità del cinema, al punto che l’idea di realizzare un sequel di un suo capolavoro poteva sembrare quasi folle. Tuttavia, Tarantino ha sottolineato di non essere particolarmente intrigato né dal maestro del brivido né dall’originale Psycho. Parole che sicuramente lasciano il segno. Chiaramente, Tarantino non teme di esprimere le sue opinioni, anche se queste vanno contro il pensiero comune.
In un clima dove la nostalgia ci porta a esaltare opere storiche, le parole di Tarantino risuonano come una vera provocazione. La sua affermazione secondo cui Psycho II sia migliore del suo predecessore ha il potere di scatenare un acceso dibattito tra cinefili e fan accaniti di Hitchcock. Insomma, un regista che si discosta dalla tradizione e mostra il suo punto di vista eterodosso è sempre in grado di suscitare polemiche. Ma, a ben vedere, le affermazioni di Tarantino sono supportate da un’unico obiettivo: la sua ammirazione per il lavoro del regista Richard Franklin, il quale ha diretto proprio Psycho II.
Il sequel, uscito nel 1983, si presenta come una continuazione delle terribili vicende del noto Norman Bates. Ambientato ventidue anni dopo gli eventi del film originale, Norman viene finalmente rilasciato da un istituto psichiatrico, dopo aver trascorso anni a cercare di curare la sua mente tormentata. Rientrato a casa, il protagonista deve affrontare non solo i ricordi inquietanti della sua vita passata, ma anche eventi bizzarri e allarmanti che iniziano a verificarsi esattamente come un brutto sogno.
Misteriose telefonate e bigliettini dalla “Madre” cominciano a tormentarlo, riattivando una serie di ricordi che sembravano ormai sopiti. Molti si chiedono se il ritorno di Norman Bates possa davvero segnare un nuovo inizio o se, al contrario, rappresenti la riattivazione di un incubo ormai dimenticato. Questo mix di suspense e intrigante angoscia ha contribuito a far immergere il pubblico in un’atmosfera tesa e inquietante capace di catturare l’attenzione, avvicinando Psycho II ad un’esperienza che la maggior parte dei sequel non riesce a raggiungere.
In aggiunta alle polemiche sulla superiorità del sequel, un altro aspetto apprezzato da Tarantino è la performance di Anthony Perkins. L’attore, che ha interpretato Norman Bates nel film originale, ritorna in questo sequel con un’interpretazione definita da Tarantino come “una delle più grandi performance mai viste in un film horror”. Questa affermazione, pur provocatoria, invita a riflettere sull’impatto dell’interpretazione di Perkins e sulla sua capacità di rimanere risonante anche due decadi dopo il primo film.
Dopo tutti questi anni, molti fan di Psycho si trovano divisi tra l’apprezzamento per il classico originale e la curiosità nei confronti del sequel. Può essere che Psycho II, pur non avendo la stessa aura, riesca comunque a ritrovarsi in un discorso cinematografico accattivante che sfida la consueta rispetto per i film che hanno fatto la storia del cinema? Ecco quindi che si crea un apparente dualismo tra il rispetto per la tradizione e la spinta verso nuove interpretazioni, un tema fondamentale che permea l’intera questione di Psycho e dei suoi successivi sviluppi.