È emersa una nuova categoria sociale che suscita preoccupazione: i “nuovi poveri” in una città che è sempre più cara e invivibile.
Queste persone, pur avendo un lavoro e un reddito fisso, non riescono comunque a coprire le spese necessarie per vivere dignitosamente nella metropoli. Questo fenomeno, noto come “lavoro povero”, è stato descritto dettagliatamente nel “Rapporto sulle povertà nella diocesi ambrosiana”, che ha raccolto dati da 168 centri d’ascolto nel corso del 2023.
L’aumento del 17,9% degli utenti rispetto all’anno precedente indica chiaramente una crescita del problema. Le famiglie con figli sono particolarmente vulnerabili. Il rapporto evidenzia che le famiglie con minorenni hanno una maggiore probabilità di cadere in povertà. Questo scenario è aggravato dal costo della vita, dove gli affitti, il cibo e altri beni di prima necessità hanno prezzi proibitivi per molti.
La città più cara d’Italia e i nuovi poveri
La Caritas Ambrosiana ha sottolineato come il fenomeno della povertà stia diventando sempre più complesso e multidimensionale, coinvolgendo una rete di servizi di aiuto sempre più diversificata e specializzata. Tra coloro che si rivolgono alla Caritas, il 23,9% sono occupati, il che evidenzia come il lavoro non sia più una garanzia contro la povertà. Infatti, tra gli occupati, l’80,9% segnala problemi di reddito, suggerendo che molti lavoratori milanesi si trovano in una situazione di precarietà economica nonostante abbiano un impiego.
Un altro aspetto cruciale è la situazione degli immigrati, che rappresentano il 63,9% degli utenti dei centri d’ascolto. La loro condizione è spesso aggravata dalla mancanza di reti sociali, dalla difficoltà nel navigare tra le burocrazie e dalla limitazione dei diritti riconosciuti. La Caritas sottolinea che la rigidità delle norme sull’asilo e sull’immigrazione contribuisce a mantenere molti migranti in una condizione di vulnerabilità e irregolarità. Ottenere la cittadinanza italiana non sempre è una soluzione rispetto alla povertà, poiché chi era in difficoltà prima di diventare cittadino spesso continua a esserlo anche dopo.
Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, ha riflettuto su come la povertà sia una condizione complessa che non può essere banalizzata né attribuita come colpa a chi la vive. Ha evidenziato l’importanza di affrontare la povertà come un problema sociale ed economico intrecciato, che richiede un’osservazione e uno studio continui per trovare soluzioni adeguate. Tra queste, è cruciale rafforzare i redditi dei lavoratori, supportare le famiglie con minori e garantire canali di ingresso regolari per i migranti.
Nel contesto del dibattito politico, l’avvocato Alberto Guariso di Associazione Avvocati per Niente ha criticato l’eccessiva categorizzazione delle misure di contrasto alla povertà, come avvenuto con la recente riforma del Reddito di cittadinanza. Ha sottolineato la necessità di strumenti universali che non escludano ingiustamente chi non soddisfa requisiti troppo specifici, in particolare i migranti, il 40% dei quali non accede a nessun tipo di supporto al reddito.
Il professor Maurizio Ambrosini ha aggiunto che la cittadinanza legale non è sufficiente per proteggersi dall’impoverimento. Ha sottolineato l’importanza di promuovere i diritti sostanziali e di garantire un accesso pieno ai diritti sociali, evidenziando la necessità di una collaborazione tra italiani e associazioni di migranti per rafforzare le alleanze e migliorare le condizioni di vita di tutti.
In sintesi, la situazione dei nuovi poveri di Milano è un indicatore di come le dinamiche economiche e sociali stiano cambiando, richiedendo risposte più strutturate e inclusive per affrontare la crescente complessità della povertà urbana.